martedì 25 marzo 2008

Alitalia? Ah, l’Italia!


Alitalia comincia a volare nel lontano 1947, appartiene all’ente statale IRI, la sua avventura comincia bene e prosegue ancora meglio, negli anni 50 conquista il mercato italiano, negli anni 60 continua a crescere e comincia ad affermarsi anche sulle rotte con l’estero, fino a diventare, nel ‘68, la 3° compagnia aerea d’Europa e la 7° del mondo per traffico internazionale, annoverando tra le sue fila circa diecimila dipendenti.
Durante questi primi decenni la baracca regge bene perché è gestita bene, ma verso la metà degli anni 70 cominciano i primi problemi: la concorrenza internazionale si fa più agguerrita, la premiata dirigenza nelle persone del presidente Carandini e dell’amministratore delegato Velani subisce un fisiologico turn over e la compagnia comincia a perdere quota e ad imbarcare debiti.
E’ il caso di dire che il tempo vola ed arriviamo al 1996 quando a cercare di rimettere un po’ d’ordine e a ripristinare i fasti del passato viene chiamato Domenico Cempella, il quale trova una situazione disastrosa: tremila miliardi di lire debiti e stiamo parlando di 12 anni fa! E’ qui che Prodi decide per una parziale privatizzazione di Alitalia e lo Stato cede il 36% rimanendo socio di maggioranza. Ma Alitalia ha ancora quei 3mila miliardi di debiti e spetta allo Stato ricapitalizzare, la UE dà le direttive su come fare, ma esclude che si possano dare “aiuti di stato”, cioè l’Italia non può risanare i debiti ma solo investire in nuovi progetti: è il dramma. Problema analogo lo vissero anche Air France e Iberia ma i governi di quei paesi impugnarono il provvedimento dell’UE vincendo il ricorso mentre lo stato italiano lasciò i vertici amministrativi di Alitalia a combattere da soli, i quali tra l’altro vinsero, ma troppo tardi, cioè dopo altri anni di continue perdite. Alitalia cerca allora la partnership di altre compagnie europee tra cui KLM la quale per accettare la dolce compagnia, pone come imprescindibile condizione la già prevista realizzazione di Malpensa 2000 (per la quale l’Europa stessa finanzia 400miliardi di lire), ma problemi burocratici e politici di ogni tipo come lo scontro tra i ministri trasporti e ambiente Treu- Ronchi del governo Prodi nel ’98, fanno spazientire KLM che rompe l’accordo, abbandona tutto e se ne va, pagando una penale di 250milioni di € ad Alitalia.
Da qui si entra in cronaca recente e per fare un’analisi specifica della miriade di singoli episodi che si susseguono ci sarebbe da scrivere un libro.
Riassumendo, i passaggi più significativi sono:
2001- crisi dell’11 settembre che travolge tutte le compagnie aeree del mondo. Nello stesso anno cambia l’AD di Alitalia, esce Cempella ed Amato nomina Mengozzi.
2001- elezioni in Italia e ritorno del Cavaliere, la sua ricetta per Alitalia è privatizzare del tutto ma non se ne fa nulla.
2003 – il tempo passa e Mengozzi, senza aver ottenuto granché, lascia il posto a Giancarlo Cimoli il quale annuncia tagli, ma non al suo stipendio, che lievita fino a 2,5 milioni di € l’anno, (circa il sestuplo dell’AD di Air France).
2004- il vecchio amore KLM si lega ad Air France ed insieme propongono un mènage a trois alla nostra, ma solo a condizione che si dia una bella rispolverata e che risani almeno un po’ le penose casse, le quali viaggiano al ritmo di un milione di euro di perdita al giorno. Non se ne fa niente.
2004-2007 si succedono un’infinità di iniziative e proposte: tagli ai costi e al personale, travagliatissima acquisizione di una piccola compagnia low-coast, ulteriore cessione di quote al privato, vertenze, scioperi, urla e strepiti ma….Alitalia vola sempre più basso.
Fine 2007: rientra in gioco KLM-Air France come possibile acquirente, ma i paletti che pone sono tali che il Sole 24ore titola in prima pagina: “Clausole umilianti”
Situazione economica di Alitalia a Marzo 2008: liquidità per spese correnti: 258milioni di euro. Debiti: 1,28miliardi di euro.
Ed ecco l’ultimo colpo di scena: la cordata italiana. In piena campagna elettorale il cavaliere già presidente operaio ed ora aspirante aviatore, annuncia che un gruppo di imprenditori italiani potrebbero essere interessati all’acquisizione delle quote Alitalia, a patto che lo Stato conceda un prestito ponte. Appare evidente la strumentalizzazione ai fini elettorali della sortita di berlusca: la promessa di mantenere italiana la compagnia e con essa quindi la salvezza di Malpensa, sono un fiore all’occhiello di pregevolissima fattura in termini di voti da raccattare al nord Italia. E il settimanale Panorama regala un prezioso assist al cavaliere, pubblicando un’approfondita indagine secondo la quale la cessione di Alitalia alle condizioni dettate da Air France causerebbe, immediatamente, una perdita per lo Stato di una cifra che oscilla intorno ai 2 miliardi di euro e, nei prossimi anni, una diminuzione del pil della Lombardia di un punto percentuale dovuta al ridimensionamento di Malpensa che l’accordo coi francesi implicherebbe.

Insomma cari fratelli d’Alitalia, la matassa è ingarbugliata e qualunque sarà la soluzione, qualcuno ci dovrà rimettere qualcosa: non si potrà fare a meno di ridimensionare entrambi i due rami del gruppo in cui è suddivisa oggi la società (AZ Servizi e AZ Fly) e si procederà con l’esubero (il licenziamento adesso si chiama così) di migliaia di dipendenti.

Dopo i fasti dei primi 20-25 anni, incapacità, sfortuna ma soprattutto un’amministrazione deleteria e inconcludente hanno portato una delle più importanti e rinomate compagnie di volo del mondo sull’orlo del collasso.
Gli enormi sprechi, le infinite consulenze, alcune incomprensibili scelte di strategia aziendale, il numero esagerato di dirigenti, le commesse e gli appalti affidati alle società dei soliti "amichetti” hanno gravato per anni sulla gestione dell'azienda. Gli ultimi venti anni di bilanci sono stati quasi sempre in negativo, si è assistito al fallimento di undici piani industriali di rilancio durante i quali si sono avvicendati ben sette amministratori delegati.
E i politici che si sono succeduti al potere negli anni della crisi non sono stati capaci di evitarne il tracollo, uno sfacelo che ha assunto via via proporzioni sempre più imbarazzanti senza che nessun governo fosse in grado di porvi uno straccio di toppa per rimediare.
Il caro Napolitano dice che i politici non sono una corporazione fatta di “avidi fannulloni” ?
Delle due l’una: o il presidente mente, oppure la corporazione è fatta, più semplicemente, di “buoni a nulla”.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ci resta che inventarci la nostra cordata...
http://britedevil.isafake.org/2008/03/28/lalitalia-e-fallita-20-anni-fa-e-nessuno-se-ne-e-accorto/

Anonimo ha detto...

Ciao, scusa se ti invio un messaggio qui, ma volevo sapere una cosa: se nel tuo sondaggio avessi voluto votale il partito socialista, come avrei potuto farlo, dato che non c'è?

Nic

Syko Trevize ha detto...

Ciao, complimenti per il blog e per il canale youtube

ti aggiungo sul blog

http://sykotrevize.blogspot.com

Generazione V ha detto...

Ciao nic come vedi non manca solo il partito socialista ma ne mancano anche altri...il problema è che abbiamo messo il sondaggio un pò di tempo fa prima che tutte quelle persone con partiti e partitini "corressero da sole" e il sondaggio non si può modificare...tutto qui:)
grazie per il complimenti syko

Wil ha detto...

La vicenda Alitalia è scandalosa.
Complimenti per il blog, a presto, Wil.