giovedì 21 febbraio 2008

Le liberalizzazioni senza vincoli possono nuocere al consumatore


Cercare di capire qualcosa relativamente alle variazioni storiche del prezzo dei carburanti è impresa veramente ardua, bisogna infatti tenere conto di innumerevoli fattori dei quali i più importanti sono:

1) l’oscillazione del costo del petrolio, che dipende da mille aspetti,
2) i rapporti tra le valute internazionali
3) le variazioni della domanda di carburante in tutti gli angoli del mondo, le quali dipendono anche delle scelte politiche, industriali ed economiche dei vari Paesi .

Ma per quanto riguarda l’Italia, proviamo ad osservare il fenomeno attraverso una diversa e specifica, sebbene parziale, chiave di lettura: la liberalizzazione del prezzo industriale del 1994.
Premessa.
In Italia il prezzo della benzina che si paga alla pompa è la somma dei seguenti fattori:

A) prezzo industriale del prodotto (in questo rientra anche il margine del distributore);
B) una componente fiscale chiamata accisa;
C) un’altra parte fiscale:l’ I.V.A. al 20%, calcolata sulla somma dei primi due (quindi in pratica la tassa sulla tassa)

Nel 1994 l'Italia ha liberalizzato i prezzi industriali dei carburanti ad uso privato: ciò significa che ogni compagnia petrolifera stabilisce il prezzo industriale che vuole e “consiglia” al gestore, cioè al distributore, il prezzo finale alla pompa.
Prima del '94 non era così, il prezzo industriale era determinato a seconda di vari parametri ma ogni poco tempo le leggi di riferimento cambiavano e si passava da periodi di timide liberalizzazioni per poi tornare a prezzi “a sorveglianza" e "a libertà vigilata" ecc : insomma un casino.
Fino al 1994: liberalizzazione totale e via.
Per chi vuole approfondire, ecco il susseguirsi delle norme di riferimento prima del 1994:

http://www.unionepetrolifera.it/Panorama/Nazionale/Elemento19
Ma la cosa interessante, nell’ottica che abbiano scelto di adottare qui, è andare a vedere che cosa è successo a cavallo del '94, cioè negli anni immediatamente prima e in quelli subito dopo la liberalizzazione del prezzo industriale.
Concentriamoci sulla benzina verde senza piombo.
Dai dati comunicati dalle associazioni petrolifere si evince che il prezzo della benzina verde ha seguito una dinamica precisa:

> nei dieci anni prima della liberalizzazione, cioè dal 1985 al 1994, il prezzo industriale di questo carburante, (il netto senza tasse) non ha praticamente subìto variazioni, mentre nel medesimo periodo è aumentata moltissimo la componente fiscale, esempio:

Valori attualizzati

ANNO 1985

-prezzo industriale netto = 0.244 €
-componente fiscale = 0.484 €
-prezzo finale alla pompa = 0.728 €

ANNO 1994 (anno della liberalizzazione totale)

-prezzo industriale netto = 0.234 € (addirittura diminuito! – 2% Dopo 9 anni!)
-componente fiscale = 0.601 € (+ 24,3%)
-prezzo finale alla pompa = 0,817 €

> Ed ecco l’aspetto interessante: da questo momento in poi il prezzo industriale della verde comincia a salire costantemente, tranne che nel biennio ‘98-‘99 in cui si assiste ad un transitorio calo, subito però annientato dallo spaventoso aumento del 2000:
andamento prezzo industriale:

Anno 1994 = 0,234 €
Anno 1999 = 0,258 €
Anno 2000 = 0,380 €
Anno 2006 = 0,511 €

invece nello stesso periodo post liberalizzazione, la componente fiscale aumenta sì, ma in maniera molto meno ripida:
andamento componente fiscale:

Anno 1995 = 0,635 €
Anno 2000 = 0,702 €
Anno 2006 = 0,779 €

Insomma dopo la liberalizzazione i prezzi del prodotto sono aumentati anno per anno in maniera quantomeno sospetta, mentre lo Stato ha rallentato la velocità di incremento del prelievo fiscale.
Ovviamente c’è da tenere conto anche del fatto che nel 2002 è stata bandita la benzina super con piombo, per cui la domanda della benzina verde è aumentata e ciò ne ha fatto crescere ulteriormente il costo.

Oggi la situazione è orientativamente questa (Dati ministeriali al 04.02.08, benzina verde):

Prezzo finale alla pompa = 1,352 €
Prezzo industriale
= 0,563 €
Componente fiscale
= 0,789 €

di cui :

- accisa = 0,564 €

- I.V.A. 20% = 0,225 €

Insomma ben vengano le liberalizzazioni, ma occorre vigilare affinché si eviti di ripristinare la legge della giungla perché altrimenti si sa: il forte divora il debole e non esiste pietà.

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